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  • 10 Febbraio 2021
  • Il capolavoro di Feltrinelli e Pasternak

  • Boris Pasternak esordisce come poeta, in particolare nel gruppo dei cubofuturisti, e fin dagli anni ’20 è guardato con sospetto dal regime stalinista. È solo nel 1953, a seguito della morte di Stalin, che lo scrittore trova la speranza necessaria a terminare il suo primo romanzo che avrà un ruolo fondamentale nello scardinare la credibilità del regime sovietico nei paesi occidentali. 

    La prima edizione del Dottor Živago

    Iniziato nel 1947, il romanzo è un potente e sconsolato affresco della Russia tra la prima e la seconda guerra mondiale. Nel 1954 uscì una piccola anticipazione sulla rivista «Znamia», ma la svolta avvenne appena dopo il celebre discorso Sul culto della personalità e le sue conseguenze pronunciato dal leader sovietico Chruš?ëv al ventesimo congresso del PCUS nel febbraio 1956, principio della cosiddetta destalinizzazione.

    Pasternak

    L’aprile subito seguente su Radio Mosca viene diffusa la notizia dell’imminente pubblicazione dell’opera di Pasternak: Sergio d’Angelo, che lavora nella sezione italiana della radio ma già collaborava da qualche anno con Feltrinelli (erano entrambi comunisti iscritti al PCI), avvisa il giovane editore il quale dà subito mandato a garantirsi i diritti per la pubblicazione del romanzo all’estero.

    «This was a time of great interest in what was happening in the URSS and competition among publishers for publishing the new literature of the thaw — la cosiddetta ‘letteratura del disgelo’ — ran high» (Mancosu, p. 26).

    L’editore Einaudi, per dirne una, fu avvisato del romanzo da Vittorio Strada, ma si mosse tardi, quando praticamente il libro era già stampato (fu Italo Calvino stesso a tentare con determinazione di intromettersi tra l’autore e Feltrinelli sfruttando, senza successo, l’amicizia tra Pasternak e Angelo Ripellino). E Feltrinelli non ebbe alcuna difficoltà a vendere i diritti ai grandi editori occidentali (Collins a Londra, Gallimard a Parigi e Pantheon a New York). 

    Feltrinelli

    In realtà, quando nel giugno 1956 il poeta russo firmò il contratto con l’editore milanese, aveva fatto una scelta solo apparentemente casuale (perché un giovane editore sconosciuto?) che a posteriori si rivelò di grande chiaroveggenza: in Feltrinelli ebbe l’editore perfetto che la situazione richiedeva, capace di muoversi con estrema accortezza nel pesante clima da guerra fredda che minacciava Pasternak fisicamente a Mosca e indirettamente lo stesso Feltrinelli.

    Subito dopo la firma del contratto e la consegna del dattiloscritto, mentre l’autore provvedeva a farne circolare qualche altra copia per l’Europa, presso intellettuali a lui vicini (tra i quali Isaiah Berlin e Jacqueline de Proyart), il KGB si stava già muovendo per bloccare qualsiasi possibilità di pubblicazione dell’opera. I sovietici continuarono tuttavia a pensare che fermando la pubblicazione in URSS avrebbe inibito qualsiasi apparizione all’estero: 

      Stando alle nostre leggi, pubblicare opere all’estero prima che siano apparse in Unione sovietica è un reato, per il quale io dovrei essere severamente punito — confessava Pasternak in una lettera dell’agosto 1956. — Ma non vedo come o quando l’opera potrebbe essere pubblicata qui da noi; e non l’ho scritta al fine di tenerla nascosta. E accetto il rischio. (Mancosu, p. 31)

    Poi ci furono i fatti del novembre 1956, la sanguinosa repressione della rivoluzione ungherese e la presa di coscienza di molti comunisti europei — tra cui Feltrinelli — circa la faccia ancora ferocemente autoritaria dell’URSS.

    I tentativi più energici messi in campo dal sindacato degli scrittori sovietici, all’inizio del 1957, per fermare l’uscita dell’edizione Feltrinelli — in primis obbligare Pasternak a scrivere di aver cambiato idea e di rivolere indietro il manoscritto — non sortirono alcun effetto sul giovane editore, che «sapeva bene come queste lettere venissero fabbricate» (così rispose Feltrinelli all’interrogatorio del compagno Surkov del sindacato scrittori nell’ottobre del ’57, a ridosso della presentazione ufficiale del romanzo, quando ormai la polemica era scoppiata sui giornali italiani e i sovietici provarono a giocarsi tutto).

    Il Dottor Zivago

    Esattamente come in un film di spionaggio, del resto, a un certo punto Pasternak aveva fatto avere a Feltrinelli l’ordine di non prestar fede a qualsivoglia sua comunicazione scritta in russo o altre lingue che non fossero il francese. 

      The Italian Zhivago was presented on November 22 at the Hotel Continental in Milan, with a brief introduction by Paolo Milano [...]. The print date of the first edition was November 15, but the first two editions, of 3000 copies each, had already been sold out with pre-orders. It was printed at least nine times in 1957 in what are called «edizioni» (this is misleading also in Italian as they are simple printings of the same edition, namely the first edition; the ordinary word would be «ristampa»). The first three are dated 15, 20 and 30 November respectively (and the next three following one another every five days).(Mancosu, p. 96)

    Geniale fu la scelta di assumersi l’onere dell’iniziativa della pubblicazione, così da sgravare l’autore da qualsiasi possibile attacco in patria. Nell’avviso dell’editore, elaborato di concerto con Pasternak nell’estate del ’57 per tramite del traduttore Pietro Zveteremich, si legge infatti che l’editore si è trovato nell’«impossibilità di accedere al desiderio dell’autore» «di restituzione del manoscritto» «in quanto il libro era già in avanzato stato di lavorazione e pronto per la stampa anche in altri paesi, e non ci sono d’altra parte pervenute in tempo le modifiche»: «Presentiamo quindi [...] questa edizione [...] nell’originale stesura [...]». 

    Si può a ben diritto affermare che Il Dottor Živago fu anche il capolavoro di Giangiacomo Feltrinelli, all’epoca appena trentunenne: il primo di una lunga serie, e probabilmente il più eccezionale.

    Nel 1958, grazie al Dottor Živago, Pasternak verrà insignito del premio Nobel per la letteratura; dovrà rifiutarlo a causa della minacciata espulsione dall’URSS. Morirà due anni dopo, settantenne, nei dintorni di Mosca.

    Nel 1965 il britannico David Lean trarrà dal romanzo l’omonimo film, un colossal di tre ore di grande successo e certamente tra le pellicole memorabili del cinema occidentale del secolo scorso, con l’iconica coppia Omar Sharif e Julie Christie nei panni di Yuri Živago-Lara Antipova. 

     

    Il Dottor Živago. Romanzo

    Milano, Feltrinelli Editore, [collana «I Narratori»], 1957 (15 novembre), in 8°, cartonato rivestito di carta vergata color salvia chiaro; sovracoperta in carta patinata plastificata bianca con un iconico disegno a colori di Ampelio Tettamanti; grafica di Albe Steiner.

    La sovracoperta nella prima emissione

    Le prime due stampe, realizzate a brevissimo seguire 15-20 novembre e già virtualmente esaurite dalle prenotazioni, presentano la lezione ‘Boris Pasternak’ senza accenti sia nel libro che sulla sovracoperta. A partire dalla terza edizione (datata 30 novembre) il nome fu uniformato dovunque in ‘Borís Pasternàk’: ciò non impedisce tuttavia che oggi circolino copie della prima edizione con sovracoperta nello stato successivo (nome e cognome accentati): la sovracoperta è infatti peraltro identica nelle numerose edizioni che si susseguono ininterrottamente almeno fino ai primi anni ’60.

     

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